LADI KAZEEM

Non sono molti i rivenditori con il pedigree di Ladi Kazeem. Fondatore di The Vault e Surrealism Habituary, Kazeem cura una selezione di magliette di band e poster di film d'archivio dal sapore vintage. La musica è una costante in tutto ciò che fa e vende, in particolare nei suoi ricercati articoli dal gusto rétro.

Di cosa ti occupi?

Gestisco diversi negozi d'epoca. Principalmente, sono titolare di un punto vendita di poster di arte o band vintage, memorabilia e merchandising di altri tempi. Ho anche un altro negozio che vende soprattutto magliette e merchandising vintage di band e gruppi, ma anche articoli vintage legati al mondo cinematografico e artistico. Perlopiù il mio business si concentra sulla vendita di magliette e oggetti degli anni '90 in generale. Sono sempre a caccia di articoli introvabili e originali delle band degli anni '90. Vado in giro per l'Europa alla ricerca di questi pezzi rari che non si vedono da anni e cerco di riportarli in vita.

Quando hai visto per la prima volta una giacca G9? Ricordi chi lo indossava?

Fu proprio a Manchester. Vivevo in una casa condivisa. Ironia della sorte vuole che fosse di proprietà di un calciatore. Avevo sentito parlare del brand e conoscevo alcuni dettagli di Baracuta. Un giorno, il proprietario mi disse che potevo prendere qualcuno dei suoi capi e tra questi c'era un G9 di Baracuta di colore verde. Ovviamente non sapevo ancora molto del brand, ma in passato avevo già visto le giacche Harrington, e quella era la prima volta che ne avevo una. In realtà mi è stata prestata, o meglio, regalata, da un amico.

Che cosa hanno in comune il tuo lavoro e il G9 Harrington?

Direi che entrambi ruotano attorno a questi tre elementi: stile, autenticità e rarità.

Quali cambiamenti culturali pensi siano legati al G9?

Prima associavo la giacca più alla cultura dei mod e dei rocker, ma ora vedo che le persone che indossano il G9 provengono da ambienti diversi e hanno stili completamente differenti. Sono interessate alle cose più svariate, nonché a diversi generi musicali. È proprio questo che rappresenta il vero cambiamento culturale.

Pensi che il G9 abbia influenzato l'estetica delle giovani generazioni con il passare del tempo?

Quando ero solo un ragazzino, indossare il G9 significava far parte di un certo ambiente. Quello delle persone appassionate di un determinato genere musicale, dei mod, dei rocker... quel genere di cose, insomma. All’epoca, nella zona da cui provengo io, c'era solo una tipologia particolare di persona che indossava il G9. Era un'area operaia, posizionata nella parte più settentrionale, in cui si vedeva gente in scooter o con altri mezzi scendere a valle. Posso dire di aver visto in prima persona il lungo viaggio compiuto dal G9. Penso che, ovviamente, le cose stiano cambiando e che oggi le persone osino di più nel vestire.

Essendo il G9 un capo simbolo di autentico stile britannico, che cosa significa per te la "britannicità"?

Per me, un esempio dell’essere britannico è alzarsi dal letto il lunedì mattina e lavorare, essere sempre produttivi, giorno dopo giorno. Ed essendo io del nord, il lavoro è un aspetto che mi coinvolge quotidianamente. Avere sempre il sorriso sulle labbra, anche quando le cose non vanno come si vorrebbe. Per me questo significa essere britannici. Essere laboriosi, produttivi ed entusiasti.